Approcciare gli studenti e le lezioni con una didattica attiva è da sempre un metodo alternativo e molto efficace per mettere al centro l’alunno e uscire dai meri schemi nozionistici.
Ecco perché il problem solving declinato in classe è una tecnica molto utile per gestire l’incertezza legata a eventuali cambiamenti nell’attenzione, negli interessi e nelle abitudini dovuti all’emotività.
Valutare l’ambiente scolastico e didattico non più solo come mero apprendimento delle competenze per disciplina, ma viverlo come luogo per “allenare” le skills metacognitive ed emotive è la vera chiave per un approccio innovativo alla scuola e all’istruzione.
Far prendere consapevolezza negli alunni dei loro punti di forza e renderli coscienti che le debolezze possono essere affrontate senza traumi è il vero scopo del problem solving, declinato sia nella vita sociale che in quella scolastica.
Ecco allora che, adottando questo metodo, si potrà gestire al meglio e far sbocciare la motivazione ad apprendere, in ogni ambito.
Problem solving: quali metodologie adottare?
- Didattica metacognitiva: sviluppo delle competenze metacognitive nella comprensione del testo, nella memoria, nel problem solving, nell’autoregolazione e nell’uso flessibile di strategie di studio efficaci
- Didattica costruttivistica e lezione euristica: tecniche di apprendimento cooperativo, Inquiry Based Learning e questioning
- Didattica centrata sullo sviluppo delle competenze: contenuti disciplinari volti alla costruzione di competenze (UDA e prove autentiche; studi di caso; incident; osservazioni sistematiche; autobiografie cognitive; Episodi di Apprendimento Situato)
- Educazione socioemotiva: insegnare i contenuti disciplinari costruendo nel contempo intelligenza e competenze emotive negli allievi